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Sessione 6. Formazione e lavoro: Uno sguardo alle politiche comunitarie – parte 2

A partire dalla Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione (2000), le politiche comunitarie hanno assegnato alla formazione un ruolo cruciale per la collocazione dell’Europa nel quadro della competizione sui mercati internazionali, in alternativa a un posizionamento competitivo centrato su prezzi e costi ritenuto non sostenibile. Le risorse del bilancio europeo, veicolate agli Stati Membri attraverso gli strumenti della programmazione comunitaria, hanno progressivamente orientato tali politiche all’incremento, adattamento e ampliamento del sapere, seguendo un orientamento che si è irrobustito anche a seguito dei due shock successivi: la crisi del debito del 2008-2009 e la crisi Covid-19 del 2020-2021. Questa agenda di politiche pubbliche, tuttavia, ha anche ridefinito il proprio oggetto: non il sapere e neppure i singoli contenuti di conoscenza, bensì le «capacità» (skills) e le competenze sono alla base di una metrica attorno cui progettare, erogare, valutare e finanziare l’istruzione e la formazione nell’ottica della occupabilità. Prendendo spunto da alcuni documenti di policy ci chiederemo quali siano i presupposti, gli effetti e i problemi di questa prospettiva operativa, all’intersezione fra lavoro, formazione e sapere.

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