Anno sociale 2021-2022

-> Letture del mercoledì

Le Letture del mercoledì sono appuntamenti infrasettimanali che si svolgono solo in modalità streaming e in orario tardo pomeridiano. Ogni lettura dà voce a testi che variamente arricchiscono la riflessione intorno al tema dell’anno: integrazioni bibliografiche, dunque, ma non solo. Chi legge ad alta voce incarna infatti l’ambiguità di ogni lettore: abitato da parole altrui, […]

Le Letture del mercoledì sono appuntamenti infrasettimanali che si svolgono solo in modalità streaming e in orario tardo pomeridiano. Ogni lettura dà voce a testi che variamente arricchiscono la riflessione intorno al tema dell’anno: integrazioni bibliografiche, dunque, ma non solo. Chi legge ad alta voce incarna infatti l’ambiguità di ogni lettore: abitato da parole altrui, di quelle parole è il corpo vivo, ossia la manifestazione mortale.

    Letture

  • -> 01. «prima non c’era nulla e poi all’improvviso». Politiche del montaggio nella poesia contemporanea italiana

    Partendo da un verso di Nanni Balestrini, il percorso proporrà la lettura di alcuni brani tratti dalle più recenti scritture di poesia contemporanea, capaci di esemplificare come la pratica del montaggio sia lo strumento formale capace di operare uno scarto nella percezione. Sembra che quella poesia che sia in grado di mostrarsi come opera di scomposizione e ricomposizione sia anche quella in grado di convertire il proprio mero significato letterale in sguardo verso il mondo e verso la sua dimensione comunitaria. Al di là della pagina, si apre un’opera a venire il cui corpo esploso è gettato nelle mani del lettore.

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  • -> 03. La riflessione etica di giordano bruno

    La domanda fondamentale che guida queste Letture si può così modulare: «È possibile, è fondato desumere dalla densissima, vertiginosa meditazione etico-conoscitiva, così come dalla drammatica biografia di Giordano Bruno, indicazioni, modelli, schemi di comportamento praticabili nell’oggi, qui ed ora?». L’esigenza, il movimento interiore che detta la domanda in questione scaturisce dal disorientamento etico che, pur avendo lontane radici nell’età moderna, si è sempre più acuito nel corso del Novecento fino a prolungarsi in questo scorcio di terzo millennio. Il percorso, l’esercizio di ricerca si collega al tema delle «Politiche del sapere» per il nesso problematico che intrama costantemente i rapporti tra conoscenza, etica e potere politico-religioso in tutta l’attività filosofica e la vita del grande Nolano.

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  • -> 02. Ash amin: europa, terra di estranei

    L’ibridazione è un tratto pervasivo delle società occidentali, ricettacoli di popolazioni eterogenee e compresenti. Benché in esse la localizzazione non corrisponda all’appartenenza d’origine, ciò che intendiamo per comunità è ancora interamente definito dalla lealtà a un territorio e alla sua eredità culturale. Le ipotesi che propongono il rafforzamento dei legami comunitari e la riconduzione delle differenze a pratiche di integrazione quali antidoti alla conflittualità e alla xenofobia fanno perno su valori condivisi presupposti e assunti come requisiti dell’ammissione nel perimetro della cittadinanza. La sfera pubblica a cui appartenere si costituisce attorno alla mutualità delle obbligazioni e alla forza dei legami sociali, assumendo che «il sociale si riduca al comune e la potenzialità ai poteri associativi e alla identificazione collettiva». A partire da questo sfondo e prendendo le mosse da una fenomenologia dell’esperienza quotidiana, Ash Amin formula invece un invito a collocarsi nella distanza fra compresenza di singolarità e pluralismo, indica nella costante negoziazione della differenza il tratto della vita collettiva, propone di guardare alla sfera pubblica come a un campo descritto da innumerevoli esercizi di co-abitazione fra co-specie.

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  • -> 04. John dewey: scienza, democrazia, educazione

    Il sapere è stato tradizionalmente inteso dal pensiero occidentale in un senso per lo più astratto e teorico, in opposizione al piano della pratica concreta, del lavoro, della prassi. La filosofia pragmatista di John Dewey, sulla scia del pensiero di Peirce e James, propone un approccio radicalmente diverso e, per così dire, opposto a questa visione tradizionale della conoscenza. In queste Letture ci si concentrerà particolarmente sui temi della produzione deweyana che offrono i più interessanti spunti di riflessione in rapporto alla questione centrale delle «politiche del sapere». Con particolare attenzione a Democrazia e educazione (1916), si prenderanno in esame le riflessioni che Dewey ha dedicato alle idee di «democrazia», «metodo scientifico» e «educazione». Quest’ultima, nello specifico, viene intesa come ricostruzione e riorganizzazione continua dell’esperienza, in cui si tratta di porre al centro l’attività pratica e costruttiva, dove il sapere diventa inscindibile dal fare e la conoscenza qualcosa di concreto, illuminata dall’attività pratica. La filosofia stessa, nell’ottica di Dewey, è da intendersi come «la teoria generale dell’educazione», una educazione alla crescita e al cambiamento, un’educazione alla vita.

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  • -> 05. Ivan illich: descolarizzare la società

    Si può pensare la formazione, intesa come promozione di un uso aperto, esplorativo e critico delle conoscenze, come un processo continuo che rinuncia all’istituzionalizzazione pedagogica veicolata dal-la scuola e dall’università? In un libro scritto nella seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso, e pubblicato nel 1971, Ivan Illich argomenta a favore di un percorso di radicale «descolarizzazione» della società, che sostituisca un processo complesso e transdisciplinare ai riti e ai vincoli dell’educazione di massa, mettendo in discussione la trama di poteri e di saperi che presiede alle isti-tuzioni formative. Queste ultime, secondo Illich, non sarebbero in grado di promuovere né processi di sperimentazione efficaci, né un’effettiva riduzione delle diseguaglianze sociali. Le Letture si concen-treranno su alcuni passaggi del testo di Illich, collocandolo nella congiuntura del suo tempo e provan-do a verificarne oggi il senso e gli usi possibili, in una più generale riflessione sul senso e sul destino della formazione e dell’educazione.

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  • -> 06. Friedrich nietzsche: sull’avvenire delle nostre scuole

    È possibile affermare che gli interessi principali del giovane Nietzsche fossero prevalentemente pedagogici, formativi. La nozione di Bildung, ereditata da Goethe, guida il filosofo nella scrittura delle opere maggiori di questo periodo – da La nascita della tragedia alle prime Inattuali – e si esplicita nelle conferenze basileesi. La lettura di Sull’avvenire delle nostre scuole, ciclo di conferenze pubblicato postumo, rivela la preoccupazione di Nietzsche per il futuro della filosofia e della cultura, lo smarrimento del giovane che vuole studiare al di là dei recinti della storia e della filologia, la sua sudditanza ad una tenaglia che gli pare molto difficile allentare quando entra in campo l’istruzione scolastica e statale. Nietzsche è qui straordinariamente «attuale» in riferimento alla nostra epoca, alle nostre scuole pubbliche e all’università di massa. E sa anche indicarci una strada di resistenza e di autonomia in un ambito culturale di altissimo profilo.

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Rossella Fabbrichesi

Rossella Fabbrichesi

Docente di Filosofia Teoretica e Filosofia delle Pratiche all’Università degli Studi di Milano