Anno sociale 2021-2022
-> Linguaggi in transito
Pedagogia
a cura di
Comitato scientifico

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-> 1. Pedagogia e politiche del sapere (Cosa significa fare ricerca?)
Due incontri per discutere la crisi della dimensione educativa e culturale dell’insegnamento universitario, nel quadro dei mutamenti strutturali del fare didattica e ricerca negli atenei. L’occasione è offerta da due pubblicazioni recenti che, da prospettive diverse, interrogano il fare ricerca e formazione sullo sfondo della crisi di senso dei processi e dei dispositivi di produzione e riproduzione dei saperi nel mondo accademico. Il primo incontro è dedicato al dialogo con Cristina Bianchetti, a partire dal volume di Pier Luigi Crosta e Cristina Bianchetti Conversazioni sulla ricerca (Donzelli, Roma 2020).
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-> 2. Pedagogia e politiche del sapere (Pedagogia, cultura, università)
Due incontri per discutere la crisi della dimensione educativa e culturale dell’insegnamento universitario, nel quadro dei mutamenti strutturali del fare didattica e ricerca negli atenei. L’occasione è offerta da due pubblicazioni recenti che, da prospettive diverse, interrogano il fare ricerca e formazione sullo sfondo della crisi di senso dei processi e dei dispositivi di produzione e riproduzione dei saperi nel mondo accademico. Il secondo incontro è dedicato al dialogo con Rossella Fabbrichesi, Laura Montedoro, Carolina Pacchi, a partire dal volume di Laura Montedoro e Gabriele Pasqui Università e cultura. Una scissione inevitabile? (Maggioli, Santarcangelo di Romagna 2020).
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-> 3. Distanze minime, progessive, massime
La impropriamente detta «didattica a distanza» ha provocato reazioni diverse a seconda delle materie di insegnamento, degli attori, delle istituzioni. Per quanto riguarda l’ambito della didattica musicale, l’alveolo del rapporto maestro-allievo è stato disintegrato, soprattutto per lo stato primitivo e totalmente inadeguato della tecnologia. D’altra parte, la trasmissione della musica attraverso i personal computer o altri supporti elettronici è fallimentare e, in gran parte dei casi, addirittura dannosa e la collocazione di ulteriori «schermi» alla relazione formativa ha sottratto elementi fondamentali all’interazione. Nel corso dell’anno passato il M° Pavan ha chiesto ai suoi allievi del Corso di Liuto in Conservatorio di annotare le loro reazioni alla preparazione per la «lezione a distanza», al suo svolgimento, alla chiusura e al post-incontro. La medesima richiesta ha rivolto anche a se stesso. A partire dalla condivisione di quanto è emerso da quelle annotazioni, si rifletterà su cosa stia accadendo ai luoghi e alle modalità della formazione e su come le nuove distanze possano essere vissute.
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-> 4. Pedagogia scientifica per bambini
«Bambini, cosa è un uovo?». «Un uovo è un frutto…». «No, no, è una cosa che fanno le galline…». «Dentro all’uovo c’è un rotondino giallo e intorno una cosa trasparente…». Partendo da questo esempio, i due biologi di Mechrí, Manuela Monti e Carlo Alberto Redi, discutono e illustrano le attività di divulgazione scientifica per bambini svolte, negli anni, con lezioni frontali, laboratori didattici e/o visioni commentate di cartoni e film a sfondo scientifico. Durante questa sessione di Linguaggi in transito verrà affrontata e analizzata l’esigenza di iniziare a educare i più piccoli, sin dalle scuole primarie, ad una cittadinanza scientifica che è la base di ciò che Pietro Greco chiamava «democrazia cognitiva».
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-> 5. Quello che scuola non è
In questa sessione, dedicata alla formazione con giovani della scuola secondaria di secondo grado, il curatore muove dalla sua esperienza di insegnante che sta sperimentando vie per superare, nei tempi e nei modi, l’idea di una formazione come mera istruzione o acquisizione di competenze. Il racconto di tale esperienza potrebbe forse cominciare così: «Cercando di fare mio l’insegnamento del prof. Carlo Sini, da alcuni anni a questa parte sto tentando di dare vita ad una “trasmissione del sapere” che renda consapevoli i miei studenti, e me stesso, delle operazioni che rendono possibili le nostre conoscenze, così da non “soccombere” al peso (fascinoso e prezioso!) dei significati. L’oscillazione tra una didattica “procedurale” (solo metodo?) e una “contenutistica” (solo contenuto?) richiede un difficile esercizio, nel quale da tempo mi sto cimentando – senza, forse, riuscire a mantenere sempre l’equilibrio necessario…».
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-> 6. Formazione e lavoro: Uno sguardo alle politiche comunitarie
A partire dalla Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione (2000), le politiche comunitarie hanno assegnato alla formazione un ruolo cruciale per la collocazione dell’Europa nel quadro della competizione sui mercati internazionali, in alternativa a un posizionamento competitivo centrato su prezzi e costi ritenuto non sostenibile. Le risorse del bilancio europeo, veicolate agli Stati Membri attraverso gli strumenti della programmazione comunitaria, hanno progressivamente orientato tali politiche all’incremento, adattamento e ampliamento del sapere, seguendo un orientamento che si è irrobustito anche a seguito dei due shock successivi: la crisi del debito del 2008-2009 e la crisi Covid-19 del 2020-2021. Questa agenda di politiche pubbliche, tuttavia, ha anche ridefinito il proprio oggetto: non il sapere e neppure i singoli contenuti di conoscenza, bensì le «capacità» (skills) e le competenze sono alla base di una metrica attorno cui progettare, erogare, valutare e finanziare l’istruzione e la formazione nell’ottica della occupabilità. Prendendo spunto da alcuni documenti di policy ci chiederemo quali siano i presupposti, gli effetti e i problemi di questa prospettiva operativa, all’intersezione fra lavoro, formazione e sapere.
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-> 6. Formazione e lavoro: Uno sguardo alle politiche comunitarie – parte 2
A partire dalla Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione (2000), le politiche comunitarie hanno assegnato alla formazione un ruolo cruciale per la collocazione dell’Europa nel quadro della competizione sui mercati internazionali, in alternativa a un posizionamento competitivo centrato su prezzi e costi ritenuto non sostenibile. Le risorse del bilancio europeo, veicolate agli Stati Membri attraverso gli strumenti della programmazione comunitaria, hanno progressivamente orientato tali politiche all’incremento, adattamento e ampliamento del sapere, seguendo un orientamento che si è irrobustito anche a seguito dei due shock successivi: la crisi del debito del 2008-2009 e la crisi Covid-19 del 2020-2021. Questa agenda di politiche pubbliche, tuttavia, ha anche ridefinito il proprio oggetto: non il sapere e neppure i singoli contenuti di conoscenza, bensì le «capacità» (skills) e le competenze sono alla base di una metrica attorno cui progettare, erogare, valutare e finanziare l’istruzione e la formazione nell’ottica della occupabilità. Prendendo spunto da alcuni documenti di policy ci chiederemo quali siano i presupposti, gli effetti e i problemi di questa prospettiva operativa, all’intersezione fra lavoro, formazione e sapere.