Anno sociale 2021-2022
-> Seminario delle arti dinamiche
Forgiature
a cura di

Il processo di trasformazione per deformazione plastica di corpi metallici, portati ad altissime temperature – ma non fino al punto di fusione – e poi lavorati a colpi di maglio, è chiamato «forgiatura» o «fucinatura». L’immagine della fucina evoca un buio attraversato da lampi di fuoco, un frastuono di corpi e un silenzio di parole, una sotterranea lotta tra la forma e l’informe. E il pericolo di colpi sbagliati. Esiste un’«arte del forgiare umanità»? Si può pensare la fucina come un ossimorico battistero? I curatori del Seminario affronteranno queste domande, in diretto dialogo con alcuni operatori dell’«arte del forgiare»: lo scultore Gianni Caravaggio e lo studioso di «intelligenze artificiali» Federico Manzi.
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-> 1. Titolo sessione
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-> 2. Gianni Caravaggio e l’opera d’arte come dispositivo per atti demiurgici
L’incontro con l’artista e docente dell’Accademia di Brera Gianni Caravaggio ha ripercorso il cammino del suo lavoro a partire dalle sue pratiche artistiche e dai momenti di riflessione sull’arte, come L’opera d’arte come dispositivo per atti demiurgici (2008), L’immagine seme (2009), Quando la natura era giovane (2020). Non solo attraverso l’eredità di alcuni maestri (in particolare Luciano Fabro), ma anche attraverso la storia delle influenze e delle contrapposizioni, Gianni Caravaggio ha raccontato come è arrivato a definire il proprio lavoro come scultura e esperienza, in stretta relazione con la poesia e la riflessione sul linguaggio, contro un’idea di arte come intrattenimento.
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-> 3. Titolo sessione
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-> 4. Federico Manzi: la robotica umana
L’incontro con il ricercatore Federico Manzi è stato un’esplorazione della sua formazione nel campo della robotica e della psicologia sperimentale, in particolare all’interno della Intelligent Robotics Laboratory dell’Osaka University diretto dal Prof. Hiroshi Ishiguro. L’intervento si è concentrato soprattutto sul rapporto fra robotica e le fasi più estreme della vita (infanzia e anzianità). Manzi ha illustrato un problematico percorso su come la robotica possa intervenire a supporto di queste due aree della vita umana, quali sono i rischi e i problemi che si incontrano per fare in modo che la relazione fra umano e robot non scada nella “valle perturbante” (uncanny valley).
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-> 5. Il fare artistico come progetto di umanità
La sessione è una meditazione su quanto avvenuto nei due incontri precedenti, con l’artista Gianni Caravaggio e lo psicologo Federico Manzi, come vivo esempio di un fare orientato a un progetto di umanità. Nella sessione di approfondisce il legame fra fare artistico e testimonianza (seguendo la riflessione di Giacomo Devoto a partire dal suo studio Le tavole di Gubbio, 1947), la distinzione fra spazio e luogo (a partire dal geografo Francesco Farinelli e il suo La crisi della ragione cartografica, 2009) e la riflessione di Alain Badiou a partire dal suo San Paolo. Fondazione dell’universalismo (1997). Nella parte finale della sessione sul rapporto fra lavoro e servitù a partire dall’opera I Can’t Help Myself (2016) di Sun e Peng.
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-> 6. Titolo sessione
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-> 7. Titolo sessione
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-> 8. Memorabile e immemorabile: Ulisse e l’ultimo viaggio
La sessione si apre con una riflessione sul significato del passato sul fare del presente. Si commenta la poesia di Giovanni Pascoli L’ultimo viaggio, in Poemi conviviali (1904) e la si mette in relazione con alcuni passi di Walter Benjamin dal saggio sul Narratore (1936) e con altre rappresentazioni dell’eroe omerico Ulisse. Ci si sofferma sulla figura delle sirene e la si confronta con un racconto di Kafka Il silenzio delle sirene (1917). La sessione si conclude su di una meditazione sulla finzione della memoria, attraverso Agamben e il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa (2005) dell’architetto americano Peter Eisenman. Si chiude con una meditazione sull’opera di Céleste Boursier-Mougenot From here to ear (1999).