Anno sociale 2022-2023

-> Incontri

Conoscersi e riconoscersi tra le discipline

I protagonisti degli Incontri che periodicamente scandiscono i seminari e le attività laboratoriali di Mechrí, sebbene esterni al gruppo dei Soci, sono figure che condividono gli intenti formativi e lo stile transdisciplinare dell’Associazione. In modo apertamente autobiografico, gli ospiti vengono invitati a condividere i moventi e i progetti, le premesse e le promesse delle loro pratiche di vita nella conoscenza, declinandoli al presente. Ogni Incontro è così la traccia di una vicinanza e l’occasione di un reciproco riconoscimento nella differenza.

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  • -> 1. Architetture sonore nella musico-filosofia di Aleksandr N.Skrjabin

    Le “architetture transdisciplinari” di Mechrí insistono, quest’anno, proprio sull’idea di costruire e architettare. Aleksandr N. Skrjabin (1872-1915) è figura interessante giusto in questo senso: non soltanto perché, come compositore e pensatore, tende a costruire musica nell’istante e nel modo stesso in cui pensa (e pensiero e atto musicale sono in lui la medesima cosa), ma anche per la natura immaginifica e autocreativa (e capace di creare il mondo) del gesto sonoro, che è atto magico in molti sensi. La sua vicenda esistenziale e compositiva culmina in un sogno messianico nutrito, di nuovo, di architetture audaci: architetture del tutto interne alla musica (e la vicenda musicale è per Skrjabin sempre anche cosmogonia), ma anche legate a luoghi progettati dallo stesso Skrjabin, e deputati a ospitare una sorta di evento definitivo e redentivo: il Mysterium.

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  • -> 2. Sapere

    L’incontro muove dalle parole che Carrera scrive nel suo recente volume intitolato Sapere (Il Mulino, 2022): «Una volta il sapere era quello delle origini, della nascita del mondo e degli dèi, dell’eroismo dell’antichità; in seguito è diventato il sapere del futuro, e dell’utopia che ci attendeva domani. Oggi è solo il sapere del presente, che ci assedia e ci opprime. […] Ma questo libro non è un lamento sulla sapienza perduta. È una modesta domanda su che cosa sia il sapere oggi – all’epoca della cancel culture e della fine di ogni gerarchia tra chi sa e chi non sa – e su come lo possiamo trasmettere a chi verrà dopo di noi. Forse l’unico modo per tornare a farlo nostro è scendere dalla cattedra, e porsi tutti assieme le stesse domande».

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